L’autostima è il modo in cui una persona valuta e percepisce se stessa.
Coinvolge sentimenti di autoaccettazione, fiducia nelle proprie capacità e un senso di valore personale. È associata a una migliore salute mentale e a relazioni con gli altri più soddisfacenti. Un’autostima sana, positiva è spesso correlata a un migliore benessere emotivo e relazionale. Gli individui che possiedono una visione positiva di se stessi, sono più propensi a gestire lo stress, affrontare le difficoltà e le sfide della vita con maggiore fiducia, favorendo interazioni più autentiche e soddisfacenti.
In psicologia, l’autostima è un aspetto importante che riflette il giudizio soggettivo e l’opinione che un individuo ha di se stesso. Si tratta di un elemento fondamentale nella formazione dell’identità e influenza il comportamento, le relazioni interpersonali e il benessere psicologico complessivo. Essa può essere influenzata da vari fattori, tra cui: esperienze passate, interazioni sociali, successi e insuccessi.
Questo concetto è stato introdotto da William James, psicologo e filosofo del XIX secolo, il quale considera l’autostima come il risultato che si raggiunge dal confronto tra i successi che si ottengono e le aspettative prefissate. Tuttavia, è stato Abraham Maslow, psicologo del XX secolo, a contribuire in modo significativo allo sviluppo e alla comprensione del significato di “autostima”, attraverso la teoria della gerarchia dei bisogni. Maslow posiziona nei livelli superiori della piramide i bisogni secondari e più immateriali dell’individuo, come quelli sociali e relazionali, sottolineando l’importanza della stima di sé per il benessere psicologico.
In questo discorso è rilevante distinguere il significato del “Sé ideale”: immagine o idea idealizzata di come la persona vorrebbe essere, spesso influenzata da aspettative sociali, norme culturali e valori interiorizzati. Dal “Sé reale” che esprime la visione oggettiva delle proprie abilità e permette di comprendere ciò che noi realmente siamo.
La rappresentazione del Sé Reale e Sé Ideale è stata introdotta dallo psicologo Carl Rogers (Rogers, 1951), secondo il quale l’immagine di sé e il sé ideale possono essere congruenti o incongruenti. Quando c’è congruenza aumenta la sensazione di autorealizzazione rendendo l’individuo appagato da ciò che sta realizzando.
Le persone con una maggiore discrepanza del sé, sono più vulnerabili a esperienze emotive negative collegate allo sconforto.
In psicoterapia, il lavoro sull’autostima spesso coinvolge l’esplorazione e la comprensione dei pensieri, delle credenze e dei modelli comportamentali che influenzano negativamente la propria immagine. L’analisi approfondita delle esperienze infantili, dei desideri non espressi e delle dinamiche familiari può essere parte del percorso terapeutico per promuovere, una maggiore fiducia nelle proprie capacità, un senso di valore personale e favorire il benessere emotivo e relazionale.