Lo sviluppo informatico ha portato enormi benefici nei settori della ricerca scientifica, ma ha provocato anche inaspettati problemi nel mondo degli adolescenti.
Molti di loro, passando svariate ore del loro tempo libero collegati in rete, hanno sviluppato una vera e propria dipendenza.
In questi giovani si è sviluppata un’incapacità a separare la realtà virtuale dal mondo reale, fino a farla diventare in casi estremi l’unica realtà desiderata e l’unico mondo nel quale immergersi, dal quale risulta sempre più difficile staccarsi.
Il fascino di questa tecnologia è data dall’enorme possibilità di stabilire contatti immediati con i coetanei, dalla magia di viaggiare e immergersi in mondi fantastici, permettendo loro di affrontare e modificare le situazioni più difficili e impensabili, facendoli sentire forti, invincibili e così sempre vincenti.
In questo modo le fragilità degli adolescenti vengono salvaguardate senza la necessità di creare autentici legami affettivi, altresì indispensabili alla crescita; si sentono così protetti, perché distaccati da una realtà che porta con sé impegno, fatica e molto spesso troppa sofferenza.
Se tutto questo accade nella tranquilla solitudine di una stanza, protetti da uno schermo, preservati dall’incontro diretto con l’altro, immersi per la quasi totalità del loro tempo, è probabile che stiano fuggendo dalle proprie angosce e dal sentimento di solitudine.
Quando prevale questo sentimento, negli adolescenti come negli adulti, i video giochi come i social network tendono ad assorbire quasi completamente la loro energia psichica, e se non li si aiuta, non riescono ad utilizzarla diversamente in altre attività. In questo modo, il mondo virtuale tende a riempire un vuoto per la mancanza di uno scopo, di un obiettivo da raggiungere, diventando la modalità prevalente per attutire la solitudine.
L’uso dei video giochi e dei social può rappresentare per i ragazzi la loro strategia per far fronte allo stress, un sistema per distanziarsi dalle difficoltà e le frustrazioni che si incontrano, ma che col tempo diventa un limite nell’imparare, nel trovare e utilizzare soluzioni più mature per fronteggiare e gestire le continue difficoltà e sfide che la crescita pone davanti a loro.
A questo punto un pensiero va rivolto ai genitori e agli insegnanti, poiché dovrebbero essere aiutati, laddove non accade già, ad educare i ragazzi ad apprendere strategie diverse per poter affrontare le loro difficoltà scolastiche, i loro sbalzi di umore, il loro senso di inferiorità.
Si dovrebbe iniziare a modificare, ad esempio, il comportamento degli adulti per poter ottenere dei risultati nel comportamento dei più giovani, in quanto gli adolescenti osservano il mondo degli adulti e lo imitano. Genitori, parenti, amici, che utilizzano in maniera eccessiva smartphone e computer, per lavoro o come riempitivo del loro tempo, diventano modelli negativi che giustificano al ragazzo nel suo comportamento di dipendenza.
A tale scopo diventa importante pensare ai giovani, non solo creare per loro più luoghi di aggregazione dove potersi conoscere, ma aiutarli a partecipare attivamente in questi luoghi, affinché possano vivere con più autenticità l’incontro con l’altro, comunicare e condividere in modo diretto quell’inquietudine tipica dell’età che, se non pensata ed elaborata in modo adeguato, può portare a quell’isolamento informatico da cui non è facile uscire.